IL LIBRO SCRITTO DA MARIAFELICIA CARRATURO, L’ATLETA SPESSO OSPITE DEL CIRCOLO PER I SUOI ALLENAMENTI CHE L’HANNO PORTATA A BATTERE IL RECORD DEL MONDO DI APNEA
“La felicità è l’emozione di sapere che qualcosa arriva ogni giorno, che arriva un altro momento ed è la mia vita. La felicità è il frutto di quella libertà, che ci conduce all’emancipazione”
“Scopro che mi piace andare sott’acqua e che sono molto portata … Nessuno capisce che là sotto mi sorridono il cuore e l’anima. Nessuno mi vuole ascoltare quando racconto che là io respiro, che mi sembra di volare, che il silenzio mi da’ pace e che quel tempo, dedicata solo a me stessa mi rigenera”
Ho cominciato a leggere tantissimi libri, non tutti li ho finiti, tanti li ho letti con vero piacere, di pochissimi ne ho acquistato più copie da regalare. Questo è uno di quei pochisismi: perché è scritto bene, ma soprattutto perché ha molto da dire alla mia generazione e non solo.
Ho pensato a lungo a come racchiudere in una sola parola questo prezioso libro di Mariafelicia Carraturo, un lungo racconto autobiografico, scritto di getto come un diario di un’adolescente ma impreziosito da saggie citazioni (mai fuori posto) di Vangeli, Baudelaire e Gibran, tante sottolineature a matita di frasi che vuoi ritrovare rapidamente in una seconda lettura. Alla fine ho scelto: appartenenza.
Sì, questo è un racconto di appartenenza.
Chi è della sua generazione, come me, sa di cosa sto parlando. Siamo nati appartenendo ai nostri genitori e a una storia familiare che non lasciava molta libertà di azione al nostro futuro, anche quando un genitore – il papà nel suo caso – è scomparso troppo presto e ciò che lui desidera per noi è solo una nostra proiezione. E poi siamo cresciuti appartenendo a una società e a dei passi obbligati che prevedevano lo studio, un lavoro a una scrivania, un matrimonio e dei figli.
Mariafelicia, che secondo i canoni di appartenenza alla società è una donna realizzata se non addirittura benedetta dalla nascita di due splendidi bambini, sente che c’è qualcosa fuori posto. E così quasi per caso, incontra il mare. E scopre un’altra appartenenza, una più forte e autentica: quella a se stessa e al suo talento da esprimere, della sua emenacipazione e della sua libertà.
Mariafelicia ritrova se stessa nella gioia di immergersi sempre più giù e nel compiere con una certa naturalezza ciò tanti fanno con enorme sforzo.
Il tutto a quasi 40 anni, un’età in cui la maggior parte di noi si sente comodo (o si accontenta?) di ciò che a creato e la smette di scalciare. Invece lei scalcia, o meglio pinneggia felice fino a meno 133 metri (avete letto bene: centotrentatre), e poi omologa il record di assetto variabile con la monopinna: 115 metri in 3 minuti e 4 secondi, recordi mondiale, la più adulta donna italiana ad aver mai omologato un primato mondiale (record nel record). Nonostante i dubbi affettuosi delle persone care, i rischi per la salute e la burocrazia e gli alti costi di uno sport povero.
La sua è di certo una grande storia di sport, di quella che andrebbe raccontata in una puntata di “Sfide”, quel programma Rai, ma è, come quasi sempre accade con le storie di sport, una grande storia umana, fatta di alti e bassi , di paure terrene e fede divina. Proprio la spiritualità – Mariafelicia ci tiene molto a distinguere fede dalla mera pratica religiosa – occupa una parte importante di questo libro e di questa vita, perché Mariafelicia continua a cogliere i segnali positivi che la vita le manda dal giorno in cui ha incontrato il mare e le sua profondità.
Viviamo tempi di grande smarrimento, di insicurezza che attanaglia tutte le generazioni. Per questo consiglio vivamente la lettura di questo libro non solo “a chi si trova nel mezzo del cammin di nostra vita” e può trovarvi l’ispirazione per tuffarsi nei propri sogni e cambiare i propri destini, ma anche ai più giovani, perché capiscano prima possibile che la vita appartiene solo a loro stessi e va vissuta con pienezza e incanto ogni giorno.
Auguro a Mariafelicia, la sirena Partenope delle Universiadi napoletane, ogni successo. E spero che l’editore Guida condivida con me l’idea che questo libro, nato con l’umile intento di voler mettere su carta le emozioni di una vita, ha tutte le potenzialità di raggiungere la più ampia delle platee, forse proprio per questo suo raccontare una storia tanto eccezionale con grande semplicità.
Alberto Corbino
Alberto Corbino, scrittore, docente sviluppo sostenibile, presidente Fondazione Cariello Corbino
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