La struttura sportiva del nostro club è costituita da 8 discipline diverse, di cui 7 sono specialità Olimpiche e in 5 di queste -Canottaggio, Nuoto, Pallanuoto, Scherma e Vela- il Club rossoverde negli ultimi 35 anni è riuscito a portare tantissimi atleti alle Olimpiadi estive a partire da Los Angeles ’84.
Contestualmente la vocazione sportiva del Posillipo da l’opportunità a migliaia di ragazzi di praticare attività sportiva di base all’interno della sede di via Posillipo 5 e dei siti esterni gestiti dal sodalizio rossoverde; una vera fabbrica dello sport multi sito, con tutte le difficoltà relative alla gestione di una così ampia offerta sportiva e una così elevata specializzazione, che ha consentito al Club di Mergellina di salire innumerevoli volte sul tetto del mondo.
Purtroppo negli ultimi anni, la difficile situazione economica relativa all’intero sistema sportivo italiano, il sempre più esiguo finanziamento che il nostro paese dedica allo sport di base, ma anche all’alta specializzazione olimpica e le sue importanti ricadute nell’ambito della vita sociale e sportive del CN Posillipo hanno portato ad un sempre più accentuato decremento degli investimenti, sia sul capitale umano, costituito dagli atleti, che nel settore delle infrastrutture e attrezzature necessarie alla pratica sportiva, evidenziando la necessità di un cambio di direzione.
Cambio di direzione che può avvenire solo partendo da un assunto, che è alla base anche degli investimenti in sport di massa come il calcio. Lo sport deve autosostenersi e deve ricercare il suo equilibrio economico finanziario.
La stessa legge dello stato 147/2013 prevede che per il raggiungimento di tale obiettivo, sia il pubblico che il privato, devono mettere in campo ogni soluzione tecnica, commerciale e di marketing per far si che lo sport possa continuare a vivere e svilupparsi al meglio; attingendo anche da attività non strettamente correlate alla disciplina sportiva stessa.
Tra i principali motivi che hanno spinto il legislatore a imporre queste condizioni, c’è probabilmente la convinzione che per un effettivo rilancio dell’impiantistica sportiva non si possa prescindere dall’intervento dei capitali privati e, d’altro canto, solo con queste premesse si può auspicare a far divenire l’impiantista sportiva un possibile ed attrattivo “asset class” per gli investitori.
Questo è possibile solo se guardiamo l’impianto sportivo come ad un immobile inserito in un territorio, considerando la funzione sportiva come il driver principale fra quelle che la struttura deve assicurare e immaginandone altre connesse alla riqualificazione o costruzione dell’impianto. Un impianto sportivo può essere visto come “tetto” di una serie di attività e funzioni che si svolgono sotto ed attorno ad esso: commerciali, ricreative, sociali, sportive.
Lo sviluppo parte sicuramente dagli investimenti sulle infrastrutture e sulle attrezzature, la riqualificazione degli ambienti è alla base per poter fornire le condizioni migliori a coloro che desiderano praticare attività sportiva sia con fine amatoriale che prettamente agonistico.
Il risultato finale dovrà essere l’autosufficienza economica e finanziaria, che potrà anche essere una spinta per lo sviluppo dell’intero territorio circostante con la diffusione di una cultura sociale e sportiva che sono alla base di una società moderna che ha nelle sue priorità gli obiettivi sociali e di rigenerazione urbana.
Chiaramente ci auguriamo che lo Stato farà la sua parte e che valuti le innumerevoli ricadute positive di un sistema così ideato, assolutamente notevoli in termini di risparmi economici per l’intero sistema paese; basti pensare alla spesa sanitaria che in Italia, solo per l’obesità, è a dir poco preoccupante, in particolare per i giovani.
Nel nostro paese le persone obese sono 5,5 milioni, con oltre 100mila nuovi casi all’anno e un impatto economico stimato in 9 miliardi di euro l’anno: tra i fattori considerati, oltre ai costi sanitari in senso stretto, anche calo di produttività, assenteismo, mortalità precoce. L’obesità grave è infatti un importante fattore di rischio per diabete, malattie cardiovascolari, malattie muscoloscheletriche e tumori; il poter prevenire, soprattutto con stili di vita promossi negli ambienti sportivi, ridurrebbe tale spesa sensibilmente nell’arco di pochi anni.
In conclusione l’attività sportiva rimane e rimarrà il patrimonio più grande che un club come il nostro può avere e con la corretta programmazione e individuazione degli investimenti, nonché le partnership con il pubblico e i privati, lo sport sarà certamente il driver del rilancio economico dell’intero club Rossoverde.
Vincenzo Triunfo
Vice Presidente Sportivo
C.N. Posillipo